Con web tax (o webtax) si indica la proposta di legge che punta, nell’era dell’economia digitale, alla regolamentazione della tassazione per le multinazionali che operano in Rete, con l’obiettivo di garantire equità fiscale e concorrenza leale. In buona sostanza, internet e i servizi ad essa connessi, hanno di fatto cancellato ogni confine e ogni giurisdizione, con la conseguenza che i colossi del web possono operare, in regimi di fiscali favorevoli (di fatto, scelgono arbitrariamente la giurisdizione più conveniente e poi operano globalmente). La web tax mira a livellare questa situazione, che favorisce i grandi a scapiti dei piccoli operatori del web.
Una web tax globale, che sarebbe per altro l’unica discriminante a renderla efficace e utile, è al momento però fortemente osteggiata dagli Stati Uniti, che la equiparano ad un vero e proprio “DAZIO”. Un balzello simile a quelli doganali che avrebbe come unica conseguenza il limitare la libera circolazione delle informazioni e dei servizi digitali, ovvero la colonna portante di internet stessa.
Tuttavia, la web tax “made in italy”, fortemente voluta dal Ministro Boccia (PD, Governo Conte Bis), prosegue indisturbata nelle lavorazioni del Parlamento.
Sulla stessa linea il governo francese e tedesco. Gli UK al momento sono chiamati a far da mediatore in quella che sta delineandosi come una vera e propria imminente guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti.
La web tax così come è stata pensata dall’Italia scatterà ad Aprile 2021.
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