La cucina è l’area della casa che più di altre nel tempo si è evoluta. Dall’essere una stanza estremamente pericolosa piena di fumo e umidità (che doveva essere fisicamente separata dal resto della proprietà!) a diventare una parte essenziale dello spazio vitale di una casa.
La Cucina: centro nevralgico della vita di una casa.
I proprietari di casa amano cucinare e preparare pietanze spesso anche molto elaborate e raffinate ma non vogliono essere separati dal resto della loro famiglia e/o dai loro ospiti mentre lo fanno. Le cucine sono diventate un’area di design funzionale, pensata per essere integrata nello spazio abitativo.
Ma è sempre stato così?
Facciamo un salto indietro nel tempo di circa 150 anni.
Se torniamo indietro nel tempo le cucine erano generalmente tenute lontane dalle zone giorno della casa. Erano rumorose (ci voleva più di una persona per cucinare un pasto), surriscaldate da un piano in ghisa alimentato da legna o carbone, piene di vapore durante la cottura e, se il vento soffiava nel modo sbagliato nel camino o nel tubo della stufa, si riempivano di fumo. Certamente non erano belle da vedere e sussistevano pericoli concreti che si sviluppassero incendi.
Non esisteva ventilazione, motivo per cui i soffitti della cucina erano così alti e anneriti da fuliggine e muffe. Le cucine avevano bisogno di un facile accesso dall’esterno per le consegne, che si trattasse di uova e latte, oppure carbone per i fornelli e il ghiaccio (ebbene sì, non esistevano ancora i frigoriferi, il ghiaccio veniva consegnato a domicilio).
La prima evoluzione: la cucina componibile
Per la transizione da “cucina da nascondere” a “cucina da esibire” bisogna attendere le prime produzioni industriali di massa e l’introduzione dei primi concetti, primordiali, di “cucina componibile”, con armadietti che corrono lungo le pareti e nuovi elettrodomestici pensati per alleggerire il lavoro della casalinga (cucinare e pulire a tempo pieno)
La reale rivoluzione nell’ambiente della cucina la porta l’invenzione del frigorifero domestico, che è accreditata a Alfred Mellowes, statunitense, nel 1915. La refrigerazione cambierà non solo le modalità di conservazione dei cibi, ma anche la disposizione spaziale delle cucine, non più obbligate ad avere accesso dall’esterno per la consegna del ghiaccio.
Frigorifero ed elettricità, nonchè la produzione in serie di elementi componibili, rendono quindi la cucina un posto più sicuro e pulito, ma rimane comunque un locale separato della casa. Dobbiamo attendere altri 50-60 anni prima che la cucina inizi ad essere integrata nel design della casa.
Gli anni ’60: i primi fornelli a gas
I frigoriferi avevano emancipato le casalinghe dal dover acquistare ghiaccio da fornitori specializzati, ma i fornelli in ghisa, che funzionavano a legna, erano comunque ancora un elemento pericoloso da cui i bambini o parenti dovevano essere tenuti lontani. Esatto: lavorare in sicurezza in una cucina prima degli anni ’50 era un compito per persone esperte.
I primi fornelli a gas, la cui distribuzione di massa iniziò negli anni 50-60, conferirono maggiore sicurezza nell’uso quotidiano della cucina per la preparazione e la cottura delle pietanze. Certo, per gli standard odierni le antenate delle cucine moderne appaiono come bombe pronte ad esplodere, ma al tempo consentirono una svolta epocale: la cucina non era più il luogo pericoloso in cui solo un membro della famiglia (in genere la casalinga) era ammesso, ma un luogo di aggregazione, in cui anche i figli potevano entrare e aiutare nella preparazione dei cibi.
E’ proprio negli anni’60 che la cultura gastronomica domestica vede il suo primo boom. Il “cuoco” passa dall’essere il lavoro di una persona singola all’essere condiviso spesso con più persone in cucina. I bambini imparano a preparare i propri pasti quando entrambi i genitori sono a lavoro.
Inoltre, una migliore ventilazione e un cambiamento degli stili con cui vengono realizzate le cucine consentono, progressivamente, di abbassare quella separazione fisica col resto della casa che c’era stata nell’ultimo secolo.
E’ l’inizio di una rivoluzione.
Gli anni ’70 e l’involuzione della cucina in “cucinino”.
Acqua corrente, gas ed elettricità hanno consentito alle cucine di evolversi in un luogo non solo di preparazione e conservazione dei cibi, ma anche un momento di aggregazione familiare. Tutti i componenti del nucleo, in sicurezza, possono accedere, preparare e prelevare cibi dalla cucina.
In Italia, tuttavia, con un ritardo di circa 100 anni, si sta vivendo la “Rivoluzione Industriale”. Grandi fabbriche, come la FIAT, fanno spostare intere famiglie dal sud al nord e, forti di un’economia stabile e florida, costruiscono interi quartieri, in un cui la casa è vista come un luogo meramente funzionale in cui mangiare e dormire.
Il taglio “tinello+cucinino” nasce proprio in questi anni. La cucina viene declassata ad uno spazio minuscolo integrato sì nella zona giorno (il tinello, appunto), ma non è più un luogo di aggregazione, ma una piccola area attrezzata unicamente finalizzata alla preparazione dei cibi.
Dagli anni ’80 ai primi anni del nuovo millennio.
Sono gli anni ’80, ingenui e ottimisti, a restituire dignità all’ambiente della cucina.
Brand emergenti, come la Scavolini, investono in pubblicità per far passare il messaggio che la cucina debba tornare ad essere uno spazio vitale della casa, con materiali pregiati e design funzionale. Non più uno spazio fisicamente separato dalla casa (come nell”800) e non più un’area microscopica finalizzata a cucinare e sopravvivere, ma un luogo da vivere ed esibire, ostentare, con orgoglio.
Negli anni 90, fino ai primi anni del 2000, la cucina è oggetto di studi di design e contaminazione tra vari stili, come il rustico e il moderno-contemporaneo, ma bisogna aspettare l’ultimo decennio per far sorgere l’esigenza, nel pubblico, di avere una cucina ampia, funzionale, perfettamente integrata (e non separata) dalla zona giorno. E questa nuova evoluzione nasce con l’avvento dei reality show legati al food.
Oggi: i reality show legati al mondo della cucina influenzano il design della cucina
Ogni anno, uomini e donne da tutto il mondo, rimangono incollati al tv a guardare Master Chef. Master Chef è un reality show di cucina basato su un format originale britannico. Lo spettacolo cattura l’attenzione non solo degli aspiranti chef, ma di tutti coloro che amano gli articoli per la casa di moda fantasiosi e altamente avanzati. Come si spiega il crescente successo dei reality show di cucina? È a causa del genuino interesse delle persone per il modo in cui possono essere preparati i piatti? O è semplicemente perché i programmi di cucina, che sono “inclusivi” per definizione (chiunque può cucinare!) ora danno agli spettatori le stesse emozioni che si provano quando ci si immagina di far parte del jet-set?
Le ricerche hanno dimostrato che solo il 12% della popolazione adulta totale non ama cucinare a casa. Ciò significa che oltre il 50% si diverte a darsi da fare ai fornelli, molti di loro amano l’attività e altri lo considerano un compito necessario. Oltre il 58% guarda programmi di cucina in TV: legge la sezione gastronomica di giornali e riviste e visita siti web dedicati agli appassionati di gastronomia. Detto questo, possiamo giustamente dire che i media hanno una grande influenza non solo sul modo in cui le persone preparano il cibo, ma anche su come i proprietari arredano e organizzano la cucina.
Secondo gli studi, il design della cucina è principalmente influenzato da amici e familiari. Se hai molti familiari e molti amici, tenderai ad avere una cucina più ampia e accogliente. Ma i cooking show sono al secondo posto. Gli spettatori guardano programmi televisivi gastronomici perché vogliono imparare nuove ricette. Ma date le fantasiose attrezzature da cucina e la comodità che offrono questi utensili da cucina (quanti, prima di Bake Off conoscevano l’esistenza della “planetaria”?”) , le persone non guardano più programmi di cucina come Master Chef solo per le tecniche di cucina, ma anche per prendere ispirazione per l’organizzazione della cucina e acquistare articoli per la preparazione dei cibi.
Presumibilmente, poiché gli uomini e le donne che amano cucinare amano anche decorare la cucina, i marchi di fascia alta di articoli per la casa da cucina utilizzano questi programmi per pubblicizzare i loro prodotti. Anche celebrità come Carlo Cracco, Antonino Cannavaciuolo e Bruno Barbieri sono testimonial di successo per brand di cucine e alimentari. Ora, le persone non si limitano a guardare i programmi alimentari per esplorare nuove ricette, ma lo fanno anche per cercare ispirazione su come decorare la loro cucina.
Il fenomeno dei cooking show ha persuaso tutti che per fare del buon cibo non basta avere gli ingredienti giusti e conoscere passo passo le tecniche di cottura, si è maturata la convinzione che per cucinare grandi ricette, si deve possedere l’attrezzatura da cucina giusta e più recente, interni visivamente attraenti e uno spazio cucina con ampi piani di lavoro e di cottura. In breve, gli spettatori vogliono che la loro cucina appaia piacevole e funzionale come nei loro reality preferiti.
In Conclusione
150 anni fa le cucine erano un luogo pericoloso, da tenere ben separato dal resto della casa. La produzione industriale, ma soprattutto l’avvento del frigorifero e delle cucine a gas ha consentito una prima evoluzione di questa area. Negli anni ’80 la cucina è diventato luogo per l’espressione di designer che l’hanno elevata a luogo da esibire. Attualmente, complice innanzitutto il successo dei cooking show come Master Chef, la cucina è diventato uno spazio che deve essere considerato punto focale del design dell’intera casa.
Luciana dice
Bell’excursus della storia delle cucine 🙂
Concordo al 100% che la cucina sia l’unica stanza della casa che si evolve in continuazione e che si evolverà sempre, sia tecnologicamente che come design.
Di sicuro l’avvento dei reality del genere food-porn ha impattato in qualche modo sulla cultura e sul design. Dire che siano l’unico motivo per cui le cucine si sono evolute dal cucinino ad occupare 30 metri quadri in media non lo so… probabile, rispetto la tesi dell’autore.
Grazie per gli spunti di approfondimento comunque, molto interessanti.
Luciana P.